La pressione arteriosa è la pressione che il sangue esercita sui vasi sanguigni. Il sangue è pompato dal cuore, dal ventricolo sinistro alla arteria aorta, che si dirama in altre arterie, arteriole e capillari, permettendo così al sangue di distribuirsi verso tutto l’organismo. Il sangue, per poter raggiungere i vari distretti dell’organismo (e riuscire poi a ritornare al cuore stesso), deve essere pompato dal cuore, finendo per esercitare obbligatoriamente una pressione sulla parete delle arterie. Da qui il nome di “pressione arteriosa”.
Pressione arteriosa, di cosa si tratta
Si tratta di un valore valutabile e misurabile in modo diretto o indiretto. La misurazione diretta avviene di rado e solo in particolari circostanze, come durante gli interventi chirurgici, introducendo un catetere (un piccolo tubicino) nell’arteria e collegandolo ad un dispositivo misuratore, chiamato trasduttore di pressione. Generalmente però, la comune misurazione della pressione avviene in modo indiretto, attraverso appositi apparecchi, conosciuti come misuratori di pressione.
Pressione arteriosa, come si misura
Ma esattamente come avviene la rilevazione di questo valore e perché è possibile monitorarlo? Dal momento che il cuore batte ad intervalli regolari, all’atto di misurazione della pressione esercitata dal sangue contro la parete arteriosa, si può distinguere tra una pressione “massima”, detta sistolica, ed una pressione minima, detta “diastolica”. La sistolica corrisponde al momento in cui il cuore spinge il sangue dal ventricolo sinistro alle arterie. La seconda corrisponde alla pressione che permane nelle arterie, nel momento in cui il ventricolo si ricarica di sangue, proveniente dall’atrio sinistro, per procedere al battito successivo. La comunicazione tra ventricolo sinistro ed aorta è controllata dalla valvola aortica, che si chiude durante la fase di sistole per impedire il ritorno del sangue al cuore, mentre si apre durante la fase di diastole.
Pressione arteriosa, da cosa dipende
La pressione arteriosa dipende da due importanti fattori: la gittata cardiaca e la resistenza. La prima è il volume di sangue che il ventricolo sinistro spinge nell’aorta in certo intervallo di tempo. È influenzata dall’elasticità delle arterie, che si riduce con l’avanzare degli anni. La seconda è la resistenza al flusso di sangue data dai vasi sanguigni. Il passaggio di sangue nelle arterie avviene in modo discontinuo, di contro la pressione arteriosa oscilla continuamente, dando valori diversi. Per questo, quando occorre un monitoraggio più mirato della pressione, a fini diagnostici e/o terapeutici, è necessario monitorare la pressione più volte al giorno e per più giorni nella settimana. I valori pressori sono fisiologicamente più bassi durante il sonno e nelle prime ore del mattino e subiscono fluttuazioni legate ad alcuni aspetti, come ad esempio:
– l’attività fisica: le persone che praticano regolarmente una attività sportiva hanno, di norma, una pressione più bassa della media, oltre ad essere brachicardici.
– la temperatura corporea: in caso di febbre la pressione inevitabilmente si alza.
– lo stato d’animo: ad esempio gli stati ansiosi possono determinare un rialzo pressorio.
– l’età: con l’avanzare dell’età, i vasi sanguigni riducono la loro naturale elasticità, favorendo valori più alti.
– il sesso: le donne in età fertile solitamente hanno valori più bassi.
– la presenza di patologie: ogni malattia mette sotto stress l’organismo, con effetti più o meno consistenti sulla pressione arteriosa.
– gli ormoni: alcune molecole come l’adrenalina, gli ormoni tiroidei e i cortisteroidi influenzano la pressione.
Pressione arteriosa, i valori ottimali
La pressione arteriosa viene misurata in millimetri di mercurio (mmHg). I valori ottimali sono 110-130 mmHg per la pressione sistolica e 60-80 per quella diastolica. Al di sopra di questi valori si parla di ipertensione arteriosa, al di sotto di ipotensione. Questi range di normalità sono definiti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che li aggiorna periodicamente. La pressione arteriosa è considerata, infatti uno dei parametri vitali più importanti, in grado di fornire informazioni importanti sullo stato di salute e sullo stile di vita di un individuo.
Ipertensione arteriosa, a cosa può portare
Una condizione di ipertensione arteriosa non trattata farmacologicamente e nutrizionalmente può portare, nel lungo, ad importanti danni a livello del cuore e dei vasi sanguigni. Difatti l’ipertensione viene chiamata anche “killer silenzioso”.
Lo strumento più preciso per rilevare la pressione è lo sfingomanometro a mercurio, messo a punto dall’italiano Riva Rocci, oltre un secolo fa. Si compone di un bracciale di gomma, da posizionare al braccio del paziente, tra l’ascella e la piega del gomito. In corrispondenza della piega, è possibile sentire la pulsazione dell’arteria omerale. Infatti, qui viene posizionato lo stetofondendoscopio, lo strumento che rileverà e trasmetterà all’orecchio del medico o dell’operatore, i rumori generati dal passaggio del sangue nell’arteria. I più esperti possono rilevare, nel frattempo, la pulsazione dell’arteria radiale, palpando il polso dal lato del pollice. Non è altro che il comune gesto usato per rilevare il battito cardiaco. Molte persone ricorrono solitamente all’auto-misurazione della pressione con degli appositi apparecchi, dotati di bracciali simili allo sfingomanometro, sia da porre al braccio, sia da porre al polso (questi ultimi però sono meno precisi).
Pressione, quando controllarla
Generalmente, alle persone normotese (con i valori nei range di normalità) si consiglia di controllarla annualmente. Al contrario nel soggetto iperteso il controllo deve essere periodico, per permettere al Medico curante di impostare/correggere la terapia farmacologica in modo più opportuno. Invece, se si è in corso di diagnosi di ipertensione, sono necessarie più misurazioni nell’arco dei giorni e delle settimane, prima di iniziare un trattamento con farmaci antipertensivi. Una volta iniziata la terapia, è importante effettuare delle misure periodiche per valutare l’efficacia del farmaco. Ma qual è il momento della giornata più opportuno per misura la pressione arteriosa?
Solitamente il momento migliore è al mattino, sia perché si arriva dal riposo notturno che dovrebbe ridurre la soglia di stress sia per valutare l’effetto di una eventuale terapia farmacologica, prima dell’assunzione della nuova dose del farmaco. In altri casi è necessaria una doppia misurazione giornaliera (mattino e sera), per tener sotto controllo eventuali rialzi pressori in serata.
Alcuni accorgimenti
Ad ogni modo, è bene seguire degli accorgimenti prima di rilevare la pressione:
– Rilassarsi cinque minuti prima della misurazione, stando seduti in un ambiente tranquillo, ad una temperatura confortevole.
– Non bere bevande contenenti caffeina nell’ora precedente alla misurazione; evitare il fumo almeno quindici minuti prima.
– Appoggiare il braccio (possibilmente il sinistro) su un piano rigido.
– In alcuni casi, per esempio negli anziani o in alcun persone con problemi di cali pressori in stazione eretta (ipotensione ortostatica), rilevare la pressione sia da seduti sia in piedi.
– Utilizzare un bracciale adatto alla dimensione del braccio: per gli obesi sono necessari bracciali decisamente più grandi.
– Effettuare almeno tre misurazioni successive, per una maggiore affidabilità.
– Qualora si notino delle irregolarità o delle aritmie rivolgersi subito al proprio Medico Curante.
In caso di aritmie, solitamente il Medico Curante consiglia il monitoraggio della pressione delle 25 ore mediante uno strumento noto come Holter pressorio. In questo caso il bracciale è collegato ad un apparecchio delle dimensioni di un pacchetto di sigarette, che contiene una piccola pompa ed un sistema di registrazione. Questo strumento fornirà un elevato numero di misurazioni nell’arco delle 24 ore (circa 70) e permetterà una diagnosi più approfondita del problema.